Mosaico staccato - Madonna con Bambino in trono poppante

Museo Regionale - Mosaico staccato - Madonna in trono con Bambino poppante
  • Soggetto: Madonna in trono con Gesł Bambino poppante
  • Materia e tecnica: mosaico staccato
  • Misure: cm 170x86
  • Cronologia: inizio secolo XIV
  • Collocazione: Museo Regionale - Messina (Messina)
  • Provenienza: Monastero di San Gregorio (ME)
Museo Regionale - Mosaico staccato - Madonna in trono con Bambino poppante, particolareMuseo Regionale - Mosaico staccato - Madonna in trono con Bambino poppante, particolare

Descrizione

Proveniente dall’Oratorio dell'antico Ospedale di Sant'Angelo alla Caperrina, l’opera rimase sotto la custodia delle monache benedettine di Santa Maria fuori le mura che vi si erano trasferite nel 1537 a seguito dell’abbattimento del loro convento, resosi necessario per consentire la realizzazione della nuova cinta muraria della città.

Quando anche questo fu abbattuto, l’unica parte risparmiata fu proprio l’Oratorio dove il mosaico, detto di “Nostra Donna delle Grazie”, si trovava insieme ad un perduto “San Michele Arcangelo”.

Accostata, dopo il rovinoso terremoto del 1908 alla Madonna con Gesù Bambino in trono detta della “Ciambretta”, questa Madonna in trono con Gesù Bambino poppante cominciò ad essere registrata soltanto quando fu sottoposta a restauro dai fratelli Subba ai quali si deve, tra l’altro, il completo rifacimento della figura del Bambino, delle mani della Madonna e di altre porzioni laterali.

Entrata a far parte delle collezioni del Museo, l’opera è stata al centro di numerose ipotesi relative al suo autore, mentre, in ordine alla datazione, la critica comunque sostanzialmente concorda nel collocarla intorno alla metà del secolo XIII.

L’accennato confronto con la Madonna della Ciambretta trova la sua prima ragion d’essere nell’analoga impostazione circolare del trono ma, d’altra parte, va rilevato che questo elemento è comune anche ad altre opere di identico soggetto presenti nelle collezioni Mellon e Kahn nella National Gallery di Washington che rivelano tendenze proprie dell’arte bizantina all’epoca delle Crociate e durante il Regno Latino d'Oriente, quando gli artisti attivi in Terrasanta iniziarono ad introdurre sempre più significative varianti iconografiche nei rigidi canoni bizantini.

Non è pertanto da escludersi l’ipotesi che proprio la tavola Kahn potesse trovarsi in città, essendovi stata importata per una delle numerose chiese fondate dagli ordini Crociati di Terrasanta, divenendo modello di riferimento per l’ignoto mosaicista della Madonna in trono col Bambino in esame.

A conforto di tale tesi interviene innanzi tutto l’esame stilistico che non fatica a cogliere la semplificazione del tracciato musivo e la rigida schematizzazione delle pieghe delle stoffe, resa evidente dal vistoso trattamento delle lumeggiature.

Un ulteriore elemento in tale direzione interpretativa sembrerebbe inoltre provenire dal confronto con il San Michele Arcangelo, compagno perduto dell’opera nell’oratorio a lui intestato ma noto in fotografia: gli esiti stilistici di questo mosaico ribadiscono infatti le profonde diversità delle fonti delle due opere, stante il suo chiaro classicismo di matrice costantinopolitana, laddove l’immagine mariana risente invece di più recenti modelli di tendenza comnena.

Anche la datazione, infine, conferma la considerevole distanza tra i due mosaici, collocandosi il San Michele al tempo del regno di Federico II d'Aragona, probabilmente dopo le sue nozze con la figlia di Carlo che sancirono, nel 1301, la pace tra aragonesi ed angioini.

Bibliografia

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