Affreschi

La pittura a fresco di età normanna, benché in condizione frammentaria, attesta la diffusione dei canoni figurativi e dei modi espressivi di matrice greco–bizantina.

Un significativo documento è quello conservato in una piccola nicchia inglobata nella parete Est del transetto della cattedrale di Mazara del Vallo, raffigurante una monumentale immagine di Gesù Cristo Pantocrator benedicente, seduto su un trono decorato, opera di maestranze bizantine, riferibile ai modi espressivi propri dei cicli musivi palermitani, monreali e cefaludesi e di alcune analoghe immagini diffuse in Italia meridionale alla fine del XIII secolo. La figura di Gesù Cristo costituisce il frutto di tre successive rielaborazioni, la prima delle quali potrebbe addirittura risalire ad un arco temporale precedente la costruzione della cattedrale.

Dalla chiesa di Sant’Antonio Abate di Erice (TP), proviene l’affresco con la Figura di santo monaco, riferibile alla prima metà del XII secolo, esposto al museo regionale Pepoli di Trapani, originale per alcuni dettagli iconografici e per una certa vivacità cromatica.

I ruderi della chiesa dei quattro Santi Dottori presso San Marco d’Alunzio (ME), composti da tre absidi, ospitano, infine, alcuni affreschi riferibili alla seconda metà del XII secolo. L’abside centrale reca la figura di Gesù Cristo in trono che regge una tavola con iscrizione greca; l’abside destra, ripartita in due registri, presenta in alto la Madonna con Gesù Bambino e in basso I quattro Padri della Chiesa, Basilio di Cesarea, Atanasio, Crisostomo e Gregorio di Nazianzo, collocati a gruppi di due ai lati di un altare. Infine, la chiesa di Santa Maria della Grotta di Marsala (TP) ingloba due grandi nuclei ipogeici in cui si ritrovano significativi affreschi che esplicitano i legami con gli elementi greci attivi al tempo dei sovrani normanni.

Rispetto al duecentesco ciclo della chiesa di Sant'Andrea a Piazza Armerina, che interpreta in chiave narrativa e provinciale la cultura bizantina, le pitture parietali della cappella del castello di Paternò esprimomo un linguaggio che integra sincreticamente Oriente ed Occidente.

Essi anticipano inoltre, l’orizzonte figurativo entro cui confluiscono linguaggi artistico–espressivi propri dell’area medio–orientale e dell’area italo–meridionale delineato, peraltro, dal soggiorno di Federico II in Terra Santa e a Gerusalemme, negli anni 1228–1229, e dalla circolazione di artisti delle relative aree.