Croce dipinta - Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro

Chiesa di Santa Lucia al sepolcro - Croce dipinta
  • Soggetto: croce dipinta
  • Materia e tecnica: tempera su tavola
  • Misure: cm 242,5x232,5
  • Cronologia: prima metą secolo XIII,
  • Collocazione: Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro - Siracusa (Siracusa)

Descrizione

Prelevata nel 1973 dal tetto della chiesa dove era ubicata perché se ne iniziasse il restauro, la croce, divenuta assai più leggibile, è stata spostata in un ambiente attiguo, dove è ancor oggi visibile.

A favore dell’ipotesi che sin dalle origini essa fosse destinata proprio alla Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, interviene l’analisi della sagomatura del supporto che risulta essere il risultato di un taglio a scalette che non soltanto ha pesantemente inciso sulle proporzioni, ma ha anche eliminato parte della superficie pittorica specialmente lungo i fianchi di Gesù Cristo.

Sfuggono i motivi di tale scelta ma è assai probabile che la mutilazione sia stata attuata per imporre una sorta di relazione con l’altra croce tardo-gotica conservata nel medesimo ambiente della chiesa in modo da suggerirne uno stretto rapporto di parentela.

Comunque siano andate le cose, sta di fatto che l’opera risulta fortemente squilibrata, stante anche il drastico taglio patito nella parte bassa dell’asse verticale che ha per sempre eliminato qualcosa che era stato dipinto sotto i piedi di Gesù Cristo ma che comunque, con fondate motivazioni, si può ancora immaginare: la croce dipinta del Duomo di Spoleto, datata 1187, non avendo subito amputazioni di sorta, può suggerire la spiegazione.

Essa mostra infatti come il sangue che sgorga abbondante dai piedi del crocifisso vada a raccogliersi nel teschio di Adamo adagiato in una grotta ai piedi del Golgota, secondo la tendenza iconografica elaborata in area bizantina sulla scorta del Vangelo di Nicodemo. Tale raffronto dunque consente di riconoscere nel frammento di forma ellissoidale sotto i piedi di Gesù Cristo il dosso centrale del monte Golgota e nel piccolo frammento bianco, isolato nella lacuna ai piedi della Croce, quel che resta del teschio di Adamo.

Anche da qui deriva la convinzione che in origine la tavola avesse la stessa fisionomia di tante altre croci dipinte nell’Italia centrale del XIII secolo, incluse anche le tabelle terminali ed il tabellone centrale, per il cui incastro furono predisposti cinque fori ancora ben visibili.

Ancora ad un retroterra di cultura figurativa bizantina largamente intesa conducono non pochi elementi quali il pathos nel volto di Gesù Cristo, il perizoma azzurro con ricami dorati, sbiancato a macchia senza ricorso alle lumeggiature, le masse muscolari rilassate eppure delicatamente disegnate.

Particolarmente interessante è poi il rapporto figura-sfondo, frutto di una decorazione in gesso rialzato e dorato a motivi vegetali stilizzati, della quale rimangono parecchi brani, frammentari in più parti ma estesi nell’aureola di Gesù Cristo. In particolare, la caduta di tale rilievo a gesso nel tratto lungo il bordo inferiore del braccio orizzontale della croce ha evidenziato il disegno preparatorio che ha caratteristiche assai più di pittura quasi finita che non di semplice traccia, confermando le considerevoli capacità ideative e realizzative dell’ignoto artista al quale certamente non doveva mancare la conoscenza del grande ciclo musivo di Monreale, particolarmente della scena con l'offerta del modello della chiesa alla Theotokos, dove il motivo del rombo a terminazione gigliata del manto di Guglielmo II è indubbiamente più che simile a quello del perizoma e del maphorion della Madonna.

Per quanto attiene alla datazione dell’opera, sarà opportuno ricordare che se è vero che l’uso della pastiglia dorata in gesso è rinvenibile nella pittura italiana del duecento, è altrettanto innegabile che esso è totalmente assente nella lunga serie delle croci dipinte nell’Italia centrale, rimandando pertanto al versante bizantino, corroborato da esperienze decisamente siciliane maturate in un arco cronologico compreso tra la fine del XII ed i primi decenni del XIII secolo.

Bibliografia

  • Andaloro M., La croce dipinta di Siracusa e l’orizzonte bizantino-mediterraneo, in “Federico e la Sicilia. Dalla terra alla corona. Arti figurative e arti suntuarie “, Palermo-Siracusa 1995, pp. 474-480:
  • Di.Natale M. C., Le croci dipinte in Sicilia. L’area occidentale dal XIV al XVI secolo, 1992, p. 8.
  • Frinta M. S., Raised Adornment of the Cypriot Icons, and the Occurrens of the Tecnique in the West, in “Gesta”, 20, 1981, pp. 333-347;
  • Santucci P., La produzione figurativa in Sicilia dalla fine del XII secolo alla metà del XV, in “Storia della Sicilia”, V, 1980, p. 156;
  • Scuderi V., Croce dipinta, in “Restauro di una croce dipinta medievale e di un affresco quattrocentesco con sinopia, 1979, pp. 5-12;
  • XI Catalogo di opere d’arte restaurate (1976-1978), pp. 25-32.
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