Tavola - Madonna del Piliere
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ApprofondimentiDescrizioneAnticamente collocata nella cattedrale di Siracusa in una cappella a lei dedicata, corrispondente all'attuale cappella di Santa Lucia, la Madonna del Piliere vi rimase sino al 1645, salvo un cinquantennio circa in cui era stata spostata nell'Oratorio del Palazzo arcivescovile, per andare poi ad occupare l'oculo che corona la decorazione dell’altare seicentesco dove rimase fino al primo decennio del ‘900. Nel 1927 fu trasferita nei locali attigui alla sagrestia dove è custodito il Tesoro. La sua denominazione è stata al centro di svariate ipotesi tra le quali, tuttavia, la più probabile sembra quella che la mette in relazione con i termini pilastro o porta, con chiaro riferimento all'usanza di porre le icone sui pilastri votivi delle chiese, come peraltro analogamente avviene per le icone mariane di Randazzo e di Mineo nonché di Cosenza, dove pure si conserva una Madonna del Piliere. L'opera consta di tre elementi: i due tondi con i volti della Madonna e del Bambino, inseriti nella tavola sagomata che li raffigura, ed il trono. L’analisi dei materiali induce a ritenere che i due tondi siano stati ritagliati da un dipinto più grande e di epoca più antica, mentre il resto della tavola non può che essere un rifacimento, probabilmente quattrocentesco, della primitiva immagine: diversa è infatti l’essenza del legno, pino scuro per i due tondi e abete per il resto della tavola; differente lo spessore come pure l’orientamento delle fibre. Né si potranno tacere le ben evidenti discordanze di natura stilistica tra le parti. Il tema iconografico è quello tradizionale della Madonna Hodighitria: la Madonna, coperta da un maphorion di un blu intenso, impreziosito da decorazioni a cliché sotto il quale si intravede una tunica rosa, siede su un trono decorato con pilastri sovrapposti e con spalliera a doppio ordine. Il Bambino, frontalmente raffigurato in atto benedicente, indossa una tunica gialla ricoperta da un manto rosso mentre regge il globo con la sinistra. Il restauro conservativo del 1981, eseguito da Giacomo Platania, è valso a risanare il supporto, pesantemente compromesso dai tarli, oltre a liberare l’opera dalle infelici ridipinture che ne avevano compromesso le originarie cromie. Soprattutto i due tondi con i volti della Madonna e del Bambino hanno in tal modo recuperato il loro aspetto originario consentendo di avanzare l’ipotesi di una datazione oscillante intorno all'ultimo quarto del XIII secolo, sopravvivenza di certo non unica né rara di modelli costantinopolitani ben presenti e documentati nel territorio della Sicilia sud-orientale. Bibliografia
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