Tavola - Madonna della Perla

Museo Diocesano - Tavola - Madonna della Perla
  • Soggetto: Madonna con Bambino detta Madonna della Perla
  • Materia e tecnica: tempera su tavola
  • Misure: cm 140X94
  • Cronologia: 1171 circa
  • Collocazione: Museo Diocesano - Palermo (Palermo)
  • Provenienza: Chiesa di Santa Maria de Latinis - Palermo (PA)
Museo Diocesano - Tavola - Madonna della Perla, particolareMuseo Diocesano - Tavola - Madonna della Perla, particolare

Descrizione

Nonostante sussistano ancora non poche incertezze circa la sua datazione, che parrebbe risalire al 1171, la Madonna della Perla, nota anche come “Imperlata” o “dell’Udienza”, rimase conservata nel monastero di Santa Maria de Latinis sotto la custodia delle benedettine fino al secondo conflitto mondiale, quando fu messa in salvo dai bombardamenti e trasferita nell’attuale sede. Sottoposta a restauro nel 1981, l’opera è stata liberata dalle ridipinture, vistose soprattutto nei volti della Madonna e di Gesù Bambino.

La Madonna è raffigurata a mezza figura, mentre regge con entrambe le mani il Bambino, che le siede sul braccio sinistro, su un fondo oro notevolmente ritoccato nel tempo.

Sotto il maphorion color porpora la Madonna indossa una tunica e il Bambino, vestito di una camicia bianca con sopraveste rosa, è rappresentato in atto benedicente mentre stringe il rotulo con la mano sinistra.

Vivaci ed abbondanti lumeggiature si diffondono sugli abiti e sulle increspature dando vita ad un gruppo non soltanto compositivamente ma anche coloristicamente assai compatto ed omogeneo. Gli sguardi, che scaturiscono da pupille scure contornate da lunghe sopracciglia, non appaiono in relazione tra loro, immersi come sono in un’atmosfera ieratica e carica di tenerezza insieme. La luce, che si stende con larghezza sul volto della Madonna, diviene carica di contrasti su quello del Bambino, introducendo qualche nota di drammatica pensosità.

Definita dal Mongitore “opera dipinta alla greca”, assimilabile cioè alla tradizione bizantina, la Madonna della Perla presenta caratteri che effettivamente sembrano condurre in tale direzione artistica, quali la preparazione sottile della tavola e l’applicazione di una gamma alquanto limitata di colori, stesi a strati ed in maniera contenuta. La tesi appare condivisibile tento conto delle non poche affinità riscontrabili con la pittura monrealese del XII secolo in cui è dato osservare l’identico trattamento del panneggio, la stessa applicazione delle lumeggiature nonché la comune resa del maphorion della Madonna.

Bibliografia

  • Andaloro M., Nel cerchio della luce. I mosaici da simulacro a modello, in “L’anno di Guglielmo 1189-1989. Monreale. Percorsi tra arte e cultura”, 1989, pp. 106-110;
  • Andaloro M., Strutture tecniche e materiali negli “ateliers” della Palermo normanna, in “Federico II e le scienze”, 1994, pp. 290-305;
  • Pace V., La pittura medievale nel Molise, in Basilicata e Calabria, in “La Pittura in Italia. L’altomedioevo”, 1994, pp. 316-317.
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