Grotta di San Pietro

Grotta di San Pietro - Planimetria della Grotta
  • Denominazione estesa: Grotta di San Pietro
  • Tipo: sito rupestre
  • Provincia: Siracusa
  • Comune: Buscemi
  • Indirizzo/Ubicazione: Contrada San Pietro
  • Stato di conservazione/Uso attuale: cattivo. Nessuno
Grotta di San Pietro - Panoramica esterna da Sud-Est.

Cronologia delle principali fasi storico-costruttive

La chiesa, dopo un primo rilievo di Orsi, venne dal Venditti ricondotta ad una tipologia più usuale a pianta basilicale a tre navate. Essa è, in realtà, costituita da un grande invaso rettangolare di m. 8.70 per 15.50, raggiungibile da una rampa di gradini attraverso tre aperture ad arco.

L’interno è tripartito da due coppie di pilastri, di cui i primi due massicci disposti a metà ambiente, sagomati nella parte superiore a mo’ di capitello, mentre gli altri due sul fondo del vano più esili e reggenti due aperture simmetriche agli archi d’ingresso, di cui quella destra chiusa da una transenna.

Il piano di calpestio presenta delle anomalie dovute a due gradini posti in corrispondenza delle coppie di pilastri che sembrerebbero mettere in crisi anche il forzato riconoscimento di una tipologia basilicale trinavata proposta dal Venditti. In modo più specifico, infatti, l’interno della grotta sembra riproporsi come una sorta di unicum ascrivibile, però, alle chiese rupestri di ambiente siriaco-palestinese, databili al V-VII secolo, caratterizzate da uno spazio absidato e orientato preceduto da una sorta di nartece.

Tale situazione sembra proporsi anche per la grotta in questione dove, lo spazio compreso tra l’ingresso e i primi pilastroni sembra configurarsi come un nartex, e solo quello identificato dalla coppia di pilastri, desinante in un’abside quadrangolare orientata ad est, risulterebbe essere l’aula ecclesiale, distinta da un tramezzo dalla sacrestia posta immediatamente oltre la coppia di pilastri più interna.

Particolarmente elaborata è la situazione dell’abside; essa è elevata su due gradini ed originariamente era isolata da una iconostasi lignea (di cui rimangono tracce a livello pavimentale), ed accoglie al centro un altare cubico mentre, contro la parete orientale, si pone una cattedra, ricavata nella roccia, con braccioli, schienale e suppedaneo.

La complessa situazione spaziale è arricchita da due ambienti periferici in cui si riconoscono due ipogei sepolcrali, mentre altre tombe terragne si aprono nel pavimento della chiesa e due tombe ad arcosolio si aprono lungo la parete occidentale del riconosciuto nartece.

Tra le tombe ad arcosolio particolarmente interessante è quella che si apre nella parete N dell’ipogeo di destra attorno alla quale, dopo la parentesi araba, in epoca normanna potrebbe essere rifiorito il culto cristiano proprio intorno al 1192. Accanto a tale tomba, infatti, si nota un’epigrafe databile proprio alla fine del XII secolo in caratteri latini che potrebbe proprio legare l’elevazione di tale luogo di culto, presumibilmente legato alla cultura greca, a monastero benedettino; il testo dell’epigrafe, infatti, dice: […] MEMORIE PETRI / [PR]IMO DIE MENSE [FE]BRAR(IO) / DEP (OSITUS) / MCLX[… A]NNO […] DNI .

La presenza dell’elemento greco è, invece, attestata da altre incisioni di tipo devozionale, poste presso l’ingresso della grotta, e da una interessante crocetta greca incisa presso l’epigrafe latina, che presumibilmente è da collegare alla viva presenza orientale sotto il regno di Ruggero II (1130-1154).

Queste testimonianze medioevali per lungo tempo sono rimaste coperte da vari strati di intonaco, sui quali vi sono tracce molto guaste di affresco (che nel ‘700 dovevano essere ancora visibili, come attesta l’Amico). Al giorno d’oggi è riconoscibile solo il volto della Vergine di una Annunciazione, collocata a destra dell’ingresso, inquadrato dalla didascalia MAT(ER) D(OMI)NI, mentre in una camera scavata sulla destra è riconoscibile la figura di San Marco.

Notizie storiche

Il complesso rupestre di San Pietro appartiene, probabilmente, al monastero benedettino di S. Spirito la cui licenza di costruzione, a favore di Ruggero conte di Marsico, è datata al 1192, licenza che viene riconfermata nel 1200. La ecclesia S. Spiritus de Bussema appare, poi, nella lista per le decime ecclesiastiche per gli anni 1308-1310, quindi alla stessa fa esplicito riferimento il Pirro, mentre è ancora attestata come dipendenza della chiesa di Catania nel XVII secolo.

Ultime notizie circa la chiesa rupestre sono riferibili alla testimonianza visiva dell’Amico di cui si riporta la descrizione: <…osservasi scavata nel vivo sasso la Chiesa di S. Pietro, o una sacra grotta detta dagli indigeni Cava di S. Pietro. Di dritto della Chiesa di Catania, dove sono dipinte molte sacre imagini in greco stile; presso l’altare di marmo a sinistra è la cattedra pontificale parimenti di marmo, a destra poi un’altra grotta più interna intitolata a S. Marco, con immagine antichissima del S. Evangelista, di cui nel dì festivo quivi veniva ogni anno il Clero del paese per le litanie maggiori. Ci hanno anche molte tombe di antichi fedeli. Intorno alla Chiesa offerta… alla Basilica di Catania, è un ampio fondo spettantesi alla prima> [1].

Al momento del ritrovamento da parte di Paolo Orsi, al quale si deve una prima planimetria del complesso, la chiesa versava in stato di assoluto abbandono ed era trasformata in ovile recintato da un alto muro a secco.

Osservazioni

La grotta, nonostante sia strettamente legata alla donazione di epoca normanna, mostra chiarissime tracce di una frequentazione antecedente l’intervento occidentale. Probabilmente, data la presenza di ipogei funerari e le analogie dell’invaso spaziale con chiese rupestri di area siriaco-palestinese, la datazione della prima chiesa rupestre potrebbe oscillare tra il V e il VII secolo. La presenza dell’iscrizione latina, per la quale alcuni storici avanzano la data 1192, quando venne eretto a Buscemi un monastero benedettino dedicato a Santo Spirito, sembra essere legata all’inumazione di un personaggio molto venerato nel luogo, chiamato Pietro. Certamente la compresenza di graffiti in lingua greca e di strati di intonaco distesi sulla superficie della grotta fanno pensare ad una particolare frequentazione della stessa almeno fino al pieno XVIII secolo.

[1] Amico V. M., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto ed annotato da G. Di Marzo, Palermo, 1855 (rist. anast. 1975), p. 171.

Bibliografia essenziale

  • ORSI P., Sicilia Bizantina, Tivoli, 1942;
  • AGNELLO G., L’architettura bizantina in Sicilia, Firenze, 1952;
  • VENDITTI A., L’architettura bizantina nell’Italia  meridionale, Napoli, 1967;
  • MESSINA A., Le chiese rupestri del Siracusano, Palermo 1979, pp. 96 – 103;
  • MESSINA A., Le chiese rupestri del Val di Noto, Palermo 1994, p. 22.

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