Grotta di Santa Margherita

Grotta di Santa Margherita - Planimetria della grotta
  • Denominazione estesa: Grotta di Santa Margherita
  • Tipo: sito rupestre
  • Provincia: Siracusa
  • Comune: Lentini
  • Indirizzo/Ubicazione: Cava di Santa Margherita
  • Stato di conservazione/Uso attuale: cattivo
Grotta di Santa Margherita - Schizzo ricostruttivo della partizione della decorazione absidale

Descrizione

La chiesa si sviluppa secondo un piano architettonico ben definito che prevedeva una voluta differenziazione degli spazi liturgici in cui si evidenziava la zona di pertinenza del clero, divisa da una iconostasi, rispetto a quella fruita dai fedeli. Il soffitto è piano e nella parete di fondo del presbiterio quasi quadrato si apre una piccola abside semicircolare a sesto acuto affiancata da una posteriore absidiola anch’essa a sesto acuto.

A sinistra della chiesa si apre un piccolo ambiente a pianta poligonale in cui si conservano ancora tracce di tombe ad arcosolio, configurandosi, necessariamente, come un sepolcreto ipogeico probabilmente antecedente alla chiesa rupestre che, in un secondo momento, lo ha inglobato.

Notizie storiche

La zona su cui insiste la grotta di Santa Margherita corrisponde ad una vasta area ad uso cimiteriale dipendente dall’antico insediamento di Leontinoi. Nel tardo medioevo la cava, però, posta ad una certa distanza dall’agglomerato urbano leontinese, cominciò ad ospitare insediamenti monastici di tipo occidentale: Carmelitani, Francescani Osservanti e quindi Eremiti Agostiniani.

La “ecclesia S. Margarite” compare nelle decime del 1308-1310 mentre nel XVII secolo è già in stato di abbandono.

Apparato iconografico

La chiesa presenta una decorazione pittorica estremamente complessa e ricca per la quale si può, con tutta certezza, parlare di programma iconografico. Una teoria di santi si svolgeva lungo le pareti laterali dell’aula di pertinenza dei fedeli, mentre la parete absidale è interamente coperta da una partizione con pannelli contrapposti attorno alla calotta absidale, occupata da una Deesis. La porzione di parete superiore al catino absidale è occupata da cinque medaglioni coi simboli dei quattro vangelisti e, al centro, l’Agnus Dei, mentre negli angoli superiori trovano posto due pannelli con a sinistra l’Angelo annunciante e a destra la Vergine annunciata. A concludere il programma iconografico della parete sono quattro pannelli posti a destra e sinistra dell’abside (di cui quello all’estrema sinistra parzialmente distrutto dall’apertura dell’absidiola), con figure di santi di cui è riconoscibile solo San Gregorio.

Tra le figure rappresentate di particolare importanza è il gruppo della Deesis (Cristo Pantocrator assiso in trono con la Vergine e San Giovanni Battista in posizione orante), nonostante l’affresco sia estremamente lacunoso. Probabilmente ascrivibile al XIII secolo sono le figure dell’Angelo annunciante e della Vergine annunciata, di cui si conservano, purtroppo, solo lacerti di difficile lettura con didascalie in greco.

Le medesime didascalie si ritrovano nella maggior parte dei pannelli versanti, comunque, sempre in cattivo stato di conservazione.

Osservazioni

La chiesa di Santa Margherita è di particolare interesse sia per la spazialità definita e perfettamente progettata sia per il complesso programma iconografico. La particolare forma dell’abside, a sesto acuto piuttosto rigonfio, si ritrova nella grotta del Crocifisso di Lentini e in quella di Santa Lucia sul Tirone e permetterebbe di assegnare la realizzazione della grotta ad un gruppo di operai legati alle maestranze normanne e, quindi, aggiornati sulle nuove esperienze architettoniche subdiali.

Accanto a queste particolarità, la razionale definizione spaziale rimanda ad esperienze poco comuni in Sicilia ma che erano comparse già nella chiesa di Santalania.

La complessa decorazione pittorica rende la chiesa di Santa Margherita una sorta di unicum nel panorama rupestre isolano e sembra assolutamente omogenea con la particolare cura notata per la distribuzione spaziale. Gli affreschi, nonostante siano lacunosi e guasti, sono gli esempi più antichi di cui si abbia notizia nell’isola (essendo databili tra la fine dell’XI e linizio del XII secolo) e sembrano veramente appartenere ad un periodo di voluta ripresa del linguaggio autoctono di origine greco-bizantino mediato dalle novità architettoniche e spaziali di importazione normanna. Tale sincretismo culturale è denunciato anche dalla presenza delle didascalie in greco e dall’iconostasi che contribuiva a creare uno spazio assolutamente congruo con la religiosità ortodossa tipica dell’isola nell’XI secolo.

Bibliografia essenziale

  • ORSI P., Taccuino n° 141, dell’11 marzo 1931, presso il Museo Archeologico Regionale di Siracusa;
  • AGNELLO G., Santuari rupestri bizantini della Sicilia, in Rend. Pont. Accad. Romana di Archeologia, XLII, 1969, pp. 247-260;
  • MESSINA A., Le chiese rupestri del Siracusano, Palermo 1979, pp. 53-60.

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